Nel mese di marzo il team di BeeCare ha fatto visita alla mostra sulla vita di Takashi Paolo Nagai, medico ricercatore Giapponese (1908-1951). Takashi ha vissuto la sua vita esercitando la sua disciplina al servizio dei compaesani, scoprendo la fede cristiana come ancora di speranza e di salvezza. Fu proprio questa fede ad accompagnarlo ed aiutarlo a non perdersi d’animo dopo l’esplosione della bomba atomica su Nagasaki nel 1945.
Claudia, Recruiter in BeeCare, ha potuto partecipare alla visita sulla mostra di Takashi, guidata dalla Dr.ssa Lucia Foletti. Con enorme dedizione, la Dottoressa ha raccontato le varie vicende e i momenti piu significativi nella vita del medico giapponese.
“È incredibile quello che ha potuto realizzare quest’uomo tramite la sua conversione. Sopravvissuto all’esplosione della bomba atomica, si è ritrovato in un deserto di fuoco e cenere. In quel momento non ha perso la speranza, ma si è aggrappato a quel passo del vangelo che dice: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35). Recentemente ascoltavo il podcast di Don Luigi Maria Epicoco, che parlava dell’obbedienza alla parola di Dio come punto di riferimento in un momento di difficoltà. Proprio questo ha fatto Takashi; si è aggrappato alla parola di Dio in una situazione umanamente devastante, non perdendo mai la speranza.” Commenta Claudia.
Quando Takashi per un tempo si stabili nel quartiere cristiano di Nagasaki, notò una netta differenza nel modo di vivere la società; scopri una comunità dove nessuno veniva lasciato solo. Purtroppo è ben nota la grande persecuzione che subirono per molti anni i cristiani in Giappone, obbligandoli a nascondersi per poter continuare a vivere la loro fede.
“Conosco da qualche anno l’associazione Porte Aperte, che dal 1983 sostiene i cristiani perseguitati nel mondo. Nelle loro conferenze invitano persone che hanno vissuto una persecuzione in prima persona e che raccontano di come la preghiera e la comunità cristiana li ha sostenuti al fine di non rinnegare la loro fede.” Racconta Claudia.
Takashi rifletteva molto sul senso della vita; il suo lavoro di medico lo portava ad interrogarsi sul perché della vita, la morte, la sofferenza e cosi iniziò la sua ricerca verso il desiderio dell’eternità, verso Ciò che non muore mai.
“Che senso ha questa vita se poi finisce tutto? Questa domanda senza la fede è vissuta con sofferenza. Io credo in una vita dopo la morte. Non credere in qualcosa di più vuol dire non avere speranza, ma già interrogarsi è un primo passo importante.” Conclude Claudia.
Toccare con mano la realtà dell’uomo
Maddalena aveva già conosciuto la sua storia durante un Meeting di Rimini e aveva poi anche letto il libro; l’infermiera di BeeCare racconta le sue impressioni sulla mostra di Takashi Paolo Nagai:
“A me affascina molto la figura della moglie Midori; in un mondo di grandi apparizioni, lei è sempre stata una figura che agiva nell’ombra. Neanche Takashi si accorgeva molto di lei, nonostante l’incontrarla lo aveva cambiato come uomo. La grande fede di quella donna lo aveva colpito nel profondo della sua anima.”
Takashi era un grande ricercatore nel campo della Radiologia. Questo mestiere lo portava ad essere molto distaccato di fronte alla natura del corpo umano, atteggiamento che cambiò molto in lui durante la sua conversione e in particolar modo dopo l’avvenimento della bomba atomica.
“Come infermiera, la sua storia mi fa vedere il significato più profondo dietro questo mestiere, dandomi un senso per continuare. Come professionista nel campo sanitario, soprattutto nelle cure a domicilio, entro molto in contatto con il paziente nella sua vita quotidiana. Qui non parliamo solo di un lavoro tecnico, non siamo solo professionisti, ma anche la Persona che sta accanto al prossimo nella sofferenza e nella debolezza.” Sottolinea Maddalena.
San Paolo dice: «Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!» (1 Cor 13,13). Takashi ha conosciuto queste virtù in un momento dove apparentemente si intravedevano solo disperazione e sofferenza. Ma in quel momento ha potuto toccare con mano la profonda realtà della vita dell’uomo, donando non solo cure, ma soprattutto amore e speranza e tante persone.
“In questo lavoro possiamo toccare con mano alcune realtà nella vita dell’uomo. A volte entro in casa di gente molto importante, ma di fronte ad una sofferenza o una situazione di fragilità, le soprastrutture vanno a cadere e rimane la relazione pura con l’uomo.” Conclude l’infermiera Maddalena.