Assistenza infermieristica domiciliare

Infermiere a domicilio

Di che cosa si occupa l’infermiere a domicilio? Quali sono gli ambiti di aiuto di cui una famiglia può beneficiare usufruendo di questo supporto professionale a casa propria?

Anna Moretto, direttrice sanitaria BeeCare, ci aiuta a dare uno sguardo più approfondito sulla figura dell’infermiere a domicilio, con particolare attenzione alla cura che ha avuto BeeCare sulla sicurezza di tutti durante la pandemia Covid 19.

Infermiere a domicilio: di cosa si occupa.

“L’infermiere a domicilio si occupa di soddisfare i bisogni degli utenti che restano a casa propria, per poter mantenere la propria autonomia e abitudine, oltre a condividere la vita con il proprio nucleo familiare.

L’assistenza infermieristica a domicilio riduce anche i ricoveri non necessari: infatti se l’infermiere e il medico collaborano bene, il paziente è seguito adeguatamente a casa propria, semplificando tutto. In sintesi l’obiettivo dell’assistenza a domicilio è che la persona si senta bene a domicilio” spiega Anna Moretto.

In che modo l’infermiere riesce a controllare bene il paziente nella sua dimora? “Il personale prende in carico tutta la situazione dell’anziano, si reca a domicilio per fare una prestazione, ma allo stesso tempo tiene sotto controllo tutto e si accorge subito se qualcosa non va. La globalità della presa in carico è la tecnica applicata dal personale infermieristico BeeCare: a noi piace affiancare al paziente qualcuno che tenga a lui”.

Emergenza Covid 19: assistenza domiciliare professionale a massima tutela della salute

Quando si tratta di gestione di utenti affetti da Covid 19 la prima cosa da fare è rispettare le indicazioni che vengono date dal Cantone. BeeCare per affrontare questa emergenza sanitaria ha deciso di prendere la conformità Ias Register per certificare procedure solide per affrontare la pandemia” continua la direttrice sanitaria BeeCare.

Dopo aver rispettato la legge e le indicazioni, la gestione del paziente è soggettiva. Facciamo una valutazione della sua rete sociale, degli aiuti di cui può disporre, dei sintomi che presenta e limitiamo il personale che si reca al suo domicilio.

Chiediamo agli infermieri di indossare la mascherina FFp2, di rispettare rigorosamente le regole di disinfezione delle mani, inoltre abbiamo limitato gli accessi ai nostri uffici, che sono comunque regolati da un sistema di tracciabilità. La nostra idea è di seguire le raccomandazioni prima ancora che diventino norme imposte.

Fortunatamente ci sono pochissimi contagi tra gli utenti e gli operatori di BeeCare”.

BeeCare ha dovuto seguire pazienti gravi?

Nessuno dei nostri pazienti ha contratto il Covid 19 in forma grave. In ogni caso ciascuno di loro presentava sintomi diversi. I nostri infermieri hanno sempre controllato i parametri e fornito tutte le informazioni al medico di famiglia. In questo momento molti dei nostri utenti sono stati vaccinati. Con piacere abbiamo riscontrato tra loro una grande adesione, anche se la vaccinazine Covid 19 non è obbligatoria.

Molti di loro hanno ancora una rete sociale e sono spaventati all’idea di dover stare sempre in casa: fare la vaccinazione è una possibilità di tornare alla normalità”.

Supporto emotivo durante la pandemia Covid 19

Gli infermieri sono stati provati a livello emotivo dal nuovo coronavirus” racconta Anna Moretto “e anche ai nostri pazienti a domicilio abbiamo cercato di dare un supporto emotivo. Io e gli altri responsabili di BeeCare abbiamo telefonato spesso agli operatori in questo periodo, per supportarli e non farli sentire soli. C’è una diversità di comunicazione perché ci vediamo meno, ma una maggiore condivisione delle informazioni.

Questa pandemia ci ha fatto rendere conto che le paure possono essere molto reali. Nessuno era preparato a questa malattia, ci siamo presi un attimo, ci siamo riorganizzati e abbiamo valorizzato i collaboratori, che avevano bisogno di essere ascoltati, siamo stati un punto di riferimento per loro, cercando di andare anche incontro alle diversi situazioni personali.

Con piacere abbiamo notato una grande collaborazione tra di loro, chi non ha famiglia si è messo a disposizione per qualche turno in più, e in generale abbiamo cercato di fare i turni in modo che tutti potessero passare un po’ di tempo con le proprie famiglie”.

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