Il contributo cantonale per il mantenimento a domicilio

Assistenza domiciliare continuativa durante l’estate

BeeCare ad oggi supporta più di 370 famiglie che per vari motivi hanno richiesto un sostegno nella cura dei loro familiari anziani, malati o infortunati.

Dietro a queste richieste di aiuto si celano spesso delle incertezze amministrative da parte delle famiglie; abbiamo quindi chiesto a Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (DASF) del Canton Ticino, di approfondire con noi l’argomento sugli Aiuti diretti cantonali per il mantenimento a domicilio.

Come funziona il contributo cantonale per il mantenimento a domicilio?
Gli Aiuti diretti (AD) sono previsti dalla Legge sull’assistenza eCura a domicilio (LACD) e hanno lo scopo di sostenere finanziariamente le persone anziane o invalide a beneficio di una rendita AVS o di una prestazione dell’AI, il cui stato di dipendenza esige l’aiuto di altre persone (siano esse un familiare o terze persone) per poter rimanere al proprio domicilio ed evitare perciò un trasferimento in istituto. Si tratta di una forma di aiuto finanziario in vigore dal 1° gennaio 1993, sussidiaria ad altri interventi e dispositivi, come l’Assegno per grande invalido (AGI). Gli AD sono concessi in base alla situazione finanziaria del richiedente e sono calcolati sulla base della decisione di assegnazione di una Prestazione Complementare (PC) AVS/AI, oppure in caso di mancata assegnazione, della relativa tabella di calcolo.

Oltre a questa forma di aiuto finanziario per il mantenimento a domicilio, la LACD prevede anche un contributo destinato all’organizzazione di soluzioni individuali d’abitazione, che ha lo scopo di sostenere economicamente persone anziane o invalide che devono effettuare delle spese ingenti per adeguare l’abitazione in modo da poter continuare a viverci, ad esempio eliminando le barriere architettoniche.

Come si differenziano questi Aiuti diretti dall’assegno AGI o dai contributi PC dell’AVS?
Gli Aiuti diretti sono commisurati alla capacità finanziaria del richiedente e al grado di dipendenza, e sono sussidiari ad altre prestazioni concesse con il medesimo scopo, come l’AGI o i rimborsi per economia domestica della Prestazione Complementare AVS/AI e della Legge federale sul contratto d’assicurazione (LCA).

Come può il sussidiato impiegare questo aiuto economico per il mantenimento a domicilio?
Il meccanismo di concessione degli Aiuti diretti è finalizzato alla retribuzione di uno o più curanti. Nella maggioranza dei casi si tratta di figlie/figli di persone anziane che hanno rinunciato ad un’attività lavorativa per via dell’assistenza ai loro familiari. Lo afferma uno studio della SUPSI, che su mandato del DSS nel 2019, ha presentato un Rapporto di valutazione del dispositivo degli Aiuti diretti; questa rinuncia viene fatta in particolare dalle madri dei beneficiari invalidi (4 su 5) e dalle figlie dei beneficiari anziani (1 su 3). In questi casi il contributo costituisce un ulteriore entrata nel budget familiare. Per questo motivo le persone che ricevono gli Aiuti diretti sono segnalate sistematicamente all’Istituto delle assicurazioni sociali per l’affiliazione come datori di lavoro.

Tuttavia, se si dimostra l’utilizzo degli aiuti diretti per pagare le prestazioni di economia domestica di un servizio di assistenza e cura a domicilio e di fatto non si riversa a terzi il contributo, viene a cadere l’affiliazione come datore di lavoro. Per queste situazioni particolari si deve comunque considerare che il beneficiario o la beneficiaria, spesso persone anziane, dovranno richiedere i rimborsi concessi per il medesimo scopo di cui hanno diritto e che questi ultimi saranno in seguito dedotti dal contributo (ad esempio i rimborsi per economia domestica o i rimborsi per i costi di cure a domicilio della PC AVS/AI o della LCA della Cassa malati). Inoltre, il sussidio per il mantenimento a domicilio è soggetto all’imposizione fiscale; sarà quindi considerato come reddito imponibile per il beneficiario stesso o per le persone a cui viene versato sotto forma di salario per l’assistenza prestata.

Essendo un sussidio offerto quasi esclusivamente in Ticino rispetto al resto della Svizzera, come mai la scelta del nostro cantone di sostenere il mantenimento a casa?
L’orientamento verso il mantenimento a domicilio si è affermato in Ticino da circa un ventennio attraverso il principio ‘ambulatoriale prima dello stazionario’, anticipando (insieme ad altri Cantoni, in particolare della Svizzera romanda) e poi seguendo l’indirizzo maturato all’interno della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS). Questa strategia si manifesta da un lato nella graduale riduzione del numero di posti letto in istituti medicalizzati in proporzione alla popolazione ultraottantenne e, dall’altro, nella forte spinta prima all’assistenza e cura a domicilio e poi ai servizi e alle prestazioni di supporto al mantenimento a domicilio.

Anche la Pianificazione integrata LAnz-LACD 2021-2030 conferma il principio di favorire la presa in carico domiciliare, cercando di rafforzarlo ulteriormente attraverso il sostegno di un ventaglio di prestazioni e servizi che garantiscano la possibilità di rimanere al proprio domicilio nel rispetto della volontà degli utenti e delle loro famiglie.”

Ci sono altri sostegni economici che vengono dati agli anziani da parte del Cantone per un rimborso delle prestazioni non sanitarie?
“Il Cantone finanzia su mandato della Confederazione le Prestazioni Complementari che garantiscono una serie di aiuti finanziari destinati a coprire le spese per malattia e invalidità, come ad esempio il rimborso delle spese di aiuto domestico, di cura e assistenza e delle spese per il trasporto. Inoltre il cantone finanzia i Servizi d’appoggio alla Legge sull’assistenza e cura a domicilio che garantiscono una serie di servizi che favoriscono il mantenimento a domicilio delle persone che necessitano di aiuto a causa di malattia, infortunio, disabilità, maternità, vecchiaia o difficoltà socio-familiari. Si segnalano in particolare i centri diurni con presa in carico socio-assistenziale (CDSA), i centri diurni terapeutici, i servizi di trasporto e i pasti a domicilio.” conclude Gabriele Fattorini.

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