Il reinserimento delle donne in azienda, un valore aggiunto alla società

Per molte donne professionalmente attive, il rientro a lavoro dopo un periodo di maternità può essere causa di ansie e incertezze. Di fronte alle difficoltà viene naturale cercare la via più semplice e dirsi: “Faccio una pausa, interrompo il mio percorso lavorativo e mi dedico alla famiglia”. Certamente questa può essere una scelta, ma per esserlo veramente bisogna poterla prendere senza essere sotto pressione per via di difficoltà organizzative. Come datore di lavoro, per BeeCare è importante non perdere le proprie collaboratrici, costruendo insieme un rapporto di lavoro a lungo termine.

Dal punto di vista umano e sociale sembrerebbe un’ovvietà, ma riuscire a trovare un punto di incontro con il proprio datore di lavoro non è sempre così facile. “In quanto datori di lavoro, siamo responsabili del benessere psicofisico dei nostri collaboratori.” constata il direttore di BeeCare Tommaso Gianella. Di fatto, BeeCare pone come una sua priorità il reinserimento delle donne in azienda dopo una maternità o un periodo a casa per l’accudimento di un figlio, andando incontro alle loro necessità personali e di vita familiare. Abbiamo chiesto a tre infermiere di raccontarci la loro esperienza di madri lavoratrici in BeeCare.

Condizioni lavorative su misura

Veronica è un’infermiera di BeeCare dalla primavera del 2021. Lo scorso anno ha vissuto la sua prima maternità ed è da poco rientrata al lavoro.

Nonostante mio figlio sia un bimbo molto tranquillo, ha avuto un po’ di difficoltà nel mangiare in modo autonomo e questo mi procurava un po’ di ansia, pensando al mio rientro a lavoro. Dal mio punto di vista era però giusto rientrare, sentivo il bisogno di staccare un po’ dalla vita da mamma.” Racconta Veronica sul suo rientro a lavoro.

Ogni collaboratore è una risorsa preziosa che l’azienda ha cercato, selezionato, formato e introdotto nel lavoro. Considerando le dinamiche lavorative all’interno di uno Spitex, accade spesso che i pazienti si affezionino agli operatori sanitari che si prendono cura di loro.

Per noi è prioritario non perderli.” Afferma Tommaso Gianella. Per questo motivo l’azienda è ben disposta ad ascoltare ed accogliere le esigenze personali di ogni collaboratore, con l’obbiettivo di trovare insieme le giuste condizioni lavorative.

Devo dire che la BeeCare mi è venuta incontro in modo eccezionale. Ho avuto la possibilità di ridurre le mie ore di lavoro, per rendere la mia situazione lavorativa più compatibile con la gestione del bimbo e della casa. Ad oggi faccio quindi un part-time orizzontale, con dei turni molto bilanciati tra mattine e pomeriggi. Era fondamentale per me non stare lontana da mio figlio troppe ore al giorno.” Conferma Veronica.

Per Stefania è stato più naturale affrontare il distacco dalla sua bambina, essendo la sua seconda figlia. Tuttavia, non è stato facile per lei affrontare la gravidanza. Su indicazioni del medico curante, è dovuta rimanere a casa in malattia alcuni mesi prima del parto.

È stata un’estate intensa di lavoro e avevo già avuto problemi di mal di schiena con il primo figlio. Sono quindi rimasta a casa in malattia per qualche mese prima del parto e sono poi rientrata quando la bambina aveva 5 mesi. Ho infatti richiesto alla BeeCare un mese non retribuito, il quale mi è stato concesso senza problemi.” Racconta Stefania.”

Arrivando da una casa di riposo con un full-time, Stefania ha riscontrato in BeeCare la possibilità di un impiego part-time al 50 %. Allattando la bambina, aveva la necessità di stare a casa la sera. Per questo motivo le è stato concesso di avere solo turni mattutini, pur continuando alla stessa percentuale lavorativa.

Il rientro in BeeCare è andato molto bene. In gravidanza ho mantenuto i contatti con le mie colleghe e con i miei superiori siamo riusciti a trovare un buon accordo per il mio rientro dalla maternità. Ad esempio non lavoro mai il mercoledì, cosi da riuscire ad occuparmi dei miei figli quando rientrano prima da scuola.” Conclude Stefania.

Ovviamente queste situazioni richiedono una flessibilità da entrambe le parti. L’infermiera Stefania infatti seguiva, già prima di rimanere incinta, un corso sulla gestione delle ferite croniche, il quale ha portato a termine con la bimba di pochi mesi, durante il congedo di maternità.

Donna, madre ma pur sempre infermiera

Il reinserimento lavorativo per una donna, oltre ad essere un contributo economico, è anche un sostegno al suo benessere emotivo e psicosociale. Nonostante la maternità, una donna rimane ugualmente una figura professionale potenzialmente in grado di esercitare il proprio mestiere. È questa l’esperienza di Viola, infermiera di BeeCare:

Poter continuare con il mio mestiere aiuta il mio benessere emotivo e accresce la mia realizzazione come madre. Quando lavoro posso focalizzare la mia attenzione su una cosa che va oltre la maternità, dedicando del tempo ad un’occupazione che mi piace e mi soddisfa. Oltre ad essere donna e mamma sono anche infermiera.

Come alle sue colleghe, anche a Viola è stato concesso di rientrare in BeeCare con un part-time, che le permettesse di continuare con suo figlio un allattamento esclusivo al seno:

Mi hanno concesso un orario di lavoro adatto alle mie routine. Al momento lavoro al 40 %, il che è un’ottima soluzione per me e per come io desidero gestire la crescita di mio figlio. La mia responsabile tiene conto delle mie esigenze, per permettermi di continuare con l’allattamento. Ci tengo molto ad essere presente come madre per lui e per le altre mie figlie.

Viola è stata da subito sincera e trasparente con i suoi superiori, mettendo in luce le sue necessità, i quali le hanno concesso tre giorni fissi alla settimana e non più di un weekend lavorativo al mese:

Secondo me questo è un messaggio importante alla nostra società, il fatto che per me come donna sia possibile continuare ad esercitare il mio mestiere, pur mantenendo una vita familiare con dei figli e tutto ciò che ne consegue.

BeeCare crede fortemente nella responsabilità sociale aziendale. Essa si declina in politiche e comportamenti che contribuiscono al benessere della società. I datori di lavoro che decidono di impiegare personale femminile con delle responsabilità familiari, sono in dovere di tutelare la loro forma psicofisica. Questo è di fatto un pratico esempio di responsabilità sociale applicata.

Personalmente ho fatto esperienza di questo nella mia famiglia. Avendo una moglie professionalmente attiva fino ad oggi, nonostante 5 maternità, vedo l’importanza di battermi su questa prerogativa con le mie collaboratrici. Non voglio giocarmi la loro motivazione lavorativa, come purtroppo spesso è successo a mia moglie, dovendosi relazionare con datori di lavoro che non hanno voluto accompagnarla e sostenerla nel suo percorso professionale.” Conclude Tommaso Gianella.

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