Masaba Coffee, la sostenibilità bella (e buona!) tra Ticino e Uganda

Progetto Masaba - Masaba Coffee

Masaba Coffee, la sostenibilità bella (e buona!) tra Ticino e Uganda

Al mattino la macchinetta del caffè è il luogo di ritrovo e confronto negli uffici di BeeCare: con in una mano la tazzina si scambiano due battute, ci si confronta sul lavoro e si parte per affrontare la giornata.

Da qualche tempo abbiamo scelto di utilizzare il caffè di Masaba, azienda con sede a Savosa, che promuove in Svizzera il caffè coltivato in Uganda, con un progetto di sostenibilità trasversale tra Ticino e Africa. Ci racconta la storia di questa azienda il fondatore Jean-Claude Luvini.

La collaborazione con ACTU

Masaba Coffee è nata da un’idea di Jean-Claude Luvini in collaborazione con L’Associazione per la Cooperazione tra Ticino e Uganda (ACTU).

Sono nato in Sudafrica, mio padre è ticinese e sono cresciuto qua in Ticino. Dopo la laurea in filosofia a Pavia, ho studiato a Ginevra presso l’Istituto di Cooperazione e Sviluppo Internazionale: ho sempre voluto lavorare in Africa! Ho conosciuto l’ACTU che era presente in Uganda con progetti per pozzi d’acqua, scuole e caffè. Nel 2010 ho fatto un viaggio turistico con l’associazione perché mi affascinava l’idea di visitare le sorgenti del Nilo, che si trovano in Uganda, dove ho scoperto anche un caffè molto buono e molto apprezzato. Ho pensato quindi di farlo conoscere in tutta la Svizzera e ho portato Masaba Coffe nel nostro paese non solo attraverso i mercatini come già faceva l’ACTU, ma strutturando un’azienda con base in Ticino” racconta Jean-Claude Luvini.

Un progetto di riqualificazione ed educazione

I progetti sono sostenibili generano benessere per tutti gli attori coinvolti. Per prima cosa quindi Masaba Coffee ha fatto un investimento per rimettere in funzione le stazioni di lavaggio del caffè alle pendici del Monte Elgon, chiamato localmente Masaba. “I contadini ugandesi sono proprietari dei terreni dove viene coltivato il caffè, che poi viene portato alle stazioni di lavaggio, dove la polpa viene staccata dal chicco. A seguire il caffè viene fatto fermentare per 24 ore, poi viene lavato e fatto asciugare” spiega Luvini. “Il nostro progetto ha come obiettivo aiutare i contadini a coltivare caffè di alta qualità e di conseguenza quindi ottenere un guadagno maggiore per il loro lavoro. Per questo è necessaria una formazione adeguata: abbiamo quindi organizzato dei momenti formativi per i contadini con agronomi locali su temi quali la concimazione, la potatura e la cura della pianta del caffè, e sul momento migliore per raccogliere le ciliegie che racchiudono i chicchi”.

Masaba Coffee si occupa della commercializzazione, ma una parte dei guadagni torna all’Associazione Cooperazione Ticino Uganda per il progetto delle scuole femminili. “Grazie alla collaborazione con ACTU sono state costruite due scuole per bambine nella zona più arida dell’Uganda, a nord del paese, oltre al progetto di recupero dei bambini abbandonati che vivono in strada a Kampala”.

Il viaggio del caffè Masaba

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il caffè Masaba non parte dall’Uganda tostato e impacchettato.

Racconta il fondatore: “Il caffè crudo, prima della tostatura, viaggia bene, mentre il caffè tostato perderebbe in qualità nel lungo viaggio dall’Africa. Per questo motivo il caffè Masaba viene tostato in Svizzera: abbiamo avviato una collaborazione con la fondazione svizzero tedesca Orte Zum Leben, a Lenzburg in Argovia, che impiega persone con disabilità. Inizialmente erano clienti, poi è nata l’idea di coinvolgerli nella tostatura impiegando le persone che frequentano il centro. La fondazione ha investito in una tostatrice, poi il caffè viene macinato, imbustato, pesato e sigillato: completano tutto il processo fino all’etichettatura”. Il 70% del caffè viene commercializzato in Ticino e il restante 30% in tutta la Svizzera. Clienti principali sono gli uffici e i ristoranti. “Il nostro progetto per il futuro è di creare una torrefazione Masaba anche in Ticino, una vera e propria casa del caffè dove fare anche corsi e assaggi”.

Sostenibilità anche in Ticino

Nel 2010 sono partito da solo facendo il commerciale qua in Svizzera, poi quando è stato possibile ampliare l’organico ho assunto persone in disoccupazione o con invalidità. Il bello di questo sfida è far combaciare le capacità di una persona in disoccupazione con le esigenze dell’azienda. Sono contento perché abbiamo creato un team affiatato. Questo è quello che mi dà più soddisfazione: le persone in disoccupazione si sono rivelate una risorsa preziosa. Facciamo in modo che ciascuno lavori nel campo in cui è più capace e dove ha più piacere. Lascio ampio margine di autonomia su come svolgere i progetti, ciascuno può portare il suo contributo, non è solo un esecutore” conclude Jean-Claude Luvini.

 

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