Passaporto sensoriale e cura delle malattie neuro degenerative

Si è tenuto il 20 aprile 2023 a Lugano il convegno del Forum Alzheimer, organizzato dal 2018 dai gruppi di lavoro della Strategia cantonale e, in particolar modo, dal gruppo “Ricerca e formazione”.

Al centro degli interventi e dei workshop la cura delle demenze, tra cui ovviamente la malattia di Alzheimer, attraverso i sensi e una relazione con il paziente che tenga conto della persona nel suo complesso. Ci racconta alcuni dei temi delle presentazioni Ombretta Moccetti, infermiera psichiatrica e responsabile dell’Antenna e del Centro Competenze Alzheimer Ticino.

L’importanza della cura attraverso i sensi e della relazione

Cosa significa curare le demenze attraverso i sensi? “Significa prestare attenzione anche alle forme di stimolazione sensoriale che non siano le usuali verbali e uditive. Quando si ha una malattia neurodegenerativa si perdono alcune capacità cognitive e sensoriali e dobbiamo trovare quindi altri canali di comunicazione e relazione. La capacità di comprensione viene meno, mentre possono acuirsi altre sensibilità sensoriali, come ad esempio quelle riguardanti l’olfatto e il tatto.

Gli stimoli richiamano nozioni ma soprattutto emozioni del passato, stimoli per il cervello. Per alcuni può essere il profumo di pino che c’era in casa quando si addobbava l’albero di Natale, per altri toccare un velluto può richiamare il ricordo di un vestito particolarmente amato: in ogni caso lo stimolo risveglia il cervello e la memoria. Le persone con demenza dimenticano spesso le nozioni, ma i ricordi rimangono nel cuore, nell’anima, spiega Ombretta Moccetti. Giovanni Frisoni, Professore ordinario di neuroscienze cliniche all’Università di Ginevra, Direttore della Clinica della Memoria all’Ospedale universitario di Ginevra, durante il Forum Alzheimer, ha ricordato l’importanza della medicina relazionale, ovvero il guardare la persona nella sua interezza, il guardare le capacità che ha e che magari non appaiono immediatamente, attraverso la relazione che si intreccia tra medico e paziente.

Passaporto sensoriale e cura delle malattie neuro degenerative

Alessandro Ceschi, Primario e Direttore medico e scientifico Istituto di Scienze Farmacologiche della Svizzera Italiana, Presidente Commissione terapeutica EOC, Professore ordinario della Facoltà scienze biomediche dell’USI, ha approfondito il tema della cura attraverso i sensi dal punto di vista farmacologico: infatti, come ha spiegato il professore durante il Forum, i farmaci hanno un effetto sui sensi, esistono pochi farmaci che non ne abbiano e di norma non sono effetti positivi.

Occorre quindi valutare molto bene tutte le segnalazioni dopo l’assunzione di un farmaco, come ad esempio un offuscamento della vista” ricorda Ombretta Moccetti. Altri interventi si sono susseguiti, tutti molto interessanti a partire da quello di Rita Pezzati che ha sottolineato l’importanza data alla cura dei sensi nell’applicazione delle terapie non farmacologiche e quello riguardante il Passaporto sensoriale, una prima a livello ticinese.

Passaporto sensoriale, un tesoro di memoria emozionale

Presentato per la prima volta in Ticino durante il Forum Alzheimer, il passaporto sensoriale è uno strumento semplice e immediato, a disposizione di chi vuole conservare la memoria emozionale e sensoriale, un tesoro a cui attingere nel caso in cui insorga una demenza o un’altra patologia invalidante a livello comunicativo. Jean-Philippe Assal, Professore emerito di medicina alla Divisione di educazione terapeutica per malattie croniche all’Ospedale universitario di Ginevra, ha presentato questo libretto rosso nel quale la persona può scrivere i propri ricordi legati ai cinque sensi.

Racconta Ombretta Moccetti: “Si tratta di un diario che la persona scrive per riportare emozioni, di norma positive e ricordi legati ai cinque sensi. Si fa, di norma, quando la persona è cognitivamente lucida e rimane come traccia per la cura quando si potrebbe presentare un declino cognitivo.

Si può anche proporre quando vi è già un problema cognitivo, semplificandone però la stesura. Sono state raccolte delle testimonianze in merito; ad esempio, ad una donna con una malattia neuro generativa in stato di agitazione è stato dato un mazzo di fiori di campo, perché l’odore dei fiori di campo stimolava in lei un ricordo positivo, e subito si è calmata.

Il passaporto sensoriale può essere uno spunto di attività per la famiglia, per il centro diurno, per la casa anziani, è una testimonianza che rimane scritta se si offusca la memoria. “Noi come Associazione- prosegue Ombretta Moccetti- pensiamo di proporlo ai nostri Alzheimer Café, per informare sui possibili strumenti per entrare in relazione e dare momenti di benessere”.  Su questo Passaporto basta scrivere ciò che ci piace vedere, toccare, sentire, gustare e annusare e questo in futuro, in mano a persone competenti e interessate, potrà risvegliare ricordi, che potrebbero aiutare la persona con demenza a ritrovare un po’ di quella identità indispensabile per dare un senso alla vita.

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